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L’Asl smentisce le Rsa: «Mai dato l’ok per gli spostamenti interni di ospiti»

Interrogati i membri della commissione di vigilanza per i decessi nelle strutture «Chiabrera» e «D'Azeglio»

L’INCHIESTA DELLA GUARDIA DI FINANZA

L’Asl smentisce le Rsa: «Mai dato l’ok per gli spostamenti interni di ospiti»
Interrogati i membri della commissione di vigilanza per i decessi nelle strutture «Chiabrera» e «D’Azeglio»

Di Massimiliano Nerozzi

Di parte, ma è pur sempre una prima spiegazione: non siamo noi ad aver autorizzato lo spostamento dei pazienti all’interno delle due strutture e nulla sapevamo. Lo sostengono nella sostanza alcuni componenti della commissione di vigilanza dell’Asl, interrogali nell’ambito dell’inchiesta sui decessi per Covid avvenuti durante la prima ondata della pandemia nelle Rsa Chiabrera e Massimo D’Azeglio. «Il mio cliente ha spiegato tutto», si limita a dire l’avvocato Giuseppe Zanalda, che assiste il presidente della commissione. Davanti ai pubblici ministeri Giovanni Caspani e Rossella Salvati, si parte e si parla anche di quell’11 aprile 2020, sabato di Pasqua, quando una sessantina di ospiti (positivi) vengono dalla D’Azeglio alla Chiabrera e altrettanti (presunti negativi) nel senso opposto. Un trasferimento lento e complesso, che finisce per ammassare i pazienti, su carrozzine e letti, in salone, come da testimonianza del famigliare di un ricoverato. Un trasloco che – nell’ipotesi, degli investigatori – si sarebbe rivelato una scelta scellerata, che avrebbe poi portato a decine di decessi. Nell’inchiesta sono indagati – per epidemia e omicidio colposi – quattro dirigenti ai vertici delle Rsa, tre componenti della commissione di vigilanza dell’Asl Città di Torino e un funzionario della stessa delegato ai rapporti con le strutture.
LA MAIL MISTERIOSA: «IN ACCORDO CON VOI … » Non sono parole da poco, quelle degli uomini della sanità pubblica, soprattutto alla luce della documentazione messa scrupolosamente in fila dai militari del secondo Nucleo operativo metropolitano della guardia di finanza: agli atti, c’è infatti una mail nella quale la Rsa avrebbe ccmunicato all’Asl gli spostamenti, «previo accordo con voi». Il guaio è che i membri della commissione di vigilanza hanno negato di corrispondere a quel «voi», appunto. Nei documenti acquisiti dalle Fiamme gialle ci sono anche le cartelle cliniche e l’elenco dei decessi, che finisce per essere un altro cupo indizio: poco meno di una decina nel marzo 2020, molti di più il mese successivo, tra gli oltre 40 nella Chiabrera e la trentina nella D’Azeglio. Va da sé, alla commissione di vigilanza toccherebbe comunque spiegare perché quello spostamento, e le sue modalità, non furono subito contestati. Tutto iniziò con la scelta di trasferire i pazienti Covid in via di guarigione dagli ospedali alle strutture private che avessero dato la disponibilità, in quei momenti terribili. Cosi come fecero la Chiabrera e la D’Azeglio. Una procedura formalizzata il 10 aprile, quando fu pubblicata la delibera regionale, specificando in maniera dettagliata i parametri che avrebbero dovuto rispettare le case di cura: rigida separazione degli spazi tra contagiati e non, percorsi e personale dedicato, Insomma, preparare nuclei appositi per l’accoglienza dei malati Covid. Come invece non fu, secondo gli esposti dei famigliari delle vittime, tutelati dall’avvocato Mauro Molinengo. Morale: il giorno seguente avvennero i trasferimenti, con l’idea di fare della Chiabrera una sorta di Covid hospital, pur lasciando alcuni piani con pazienti non contagiati. Ma a quel punto, il focolaio si era sparso, e il numero dei decessi esplose.

Corriere della Sera – Cronaca di Torino – 21 gennaio 2021

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