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Studente Usa morto nel Tevere, rinviato a giudizio clochard per omicidio preterintenzionale

Massimo Galioto è accusato dalla Procura di Roma di aver determinato la morte di Beau Solomon, 19 anni, caduto nel fiume il 30 giugno del 2016 e ritrovato senza vita due giorni dopo

Rinvio a giudizio per Massimo Galioto, il punkabbestia accusato dalla Procura di Roma di omicidio preterintenzionale per aver determinato la morte di Beau Solomon, lo studente universitario statunitense di 19 anni caduto nel Tevere il 30 giugno del 2016 e ritrovato senza vita due giorni dopo. Lo ha deciso il gup Anna Maria Gavoni che ha accolto le richieste del pm Francesco Marinaro fissando l’inizio del processo all’8 maggio prossimo davanti alla terza corte d’assise. Secondo quanto ricostruito dalla Procura, Solomon fu condotto da due stranieri sulla banchina di Ponte Garibaldi, dove c’era un ritrovo di clochard, perche’ era alla ricerca del suo portafogli. Improvvisamente scoppio’ una lite perche’ il giovane americano accuso’ i senza tetto del furto. Galioto avrebbe reagito dandogli una spinta e Solomon, che era ubriaco, perse l’equilibrio e scivolo’ nel fiume, finendo per morire annegato. Un video immortalo’ la scena della spinta e della caduta in acqua.

Galioto fu arrestato il 7 luglio 2016 per omicidio volontario ma respinse sempre l’accusa puntando il dito sulla fidanzata Alessia Pennacchioli, rea, a suo dire, di aver fornito agli inquirenti sulla vicenda piu’ versioni, spesso contraddittorie tra loro. Poche settimane dopo, la Procura cambio’ contestazione passando dall’omicidio volontario a quello preterintenzionale: Galioto voleva colpire Beau ma non certo per ucciderlo. A dicembre il ‘senza fissa dimora’ venne scarcerato. “Ci aspettavamo il rinvio a giudizio ma siamo sufficientemente tranquilli – ha detto oggi l’avvocato Michele Vincelli, difensore dell’imputato – perche’ siamo convinti che se riusciamo a rintracciare alcuni testimoni dimostreremo l’estraneita’ di Galioto ai fatti contestati. Non credo proprio che ci possano essere elementi per una sua condanna. La Pennacchioli su questa storia e’ stata sentita otto volte, vorra’ dire che la sentiremo in aula per l’ennesima volta”.

“La famiglia di Beau Solomon – ha commentato, da parte sua, l’avvocato di parte civile Giuseppe Zanalda – ha fiducia nella giustizia affinche’ sia individuato il responsabile. A noi interessa accertare la verita’, abbiamo letto gli atti e siamo convinti che l’imputazione sia fondata. Non c’erano elementi per non disporre il rinvio a giudizio. Galioto forse non voleva uccidere il ragazzo, ma, dopo la lite, lo ha spinto. La morte probabilmente non era voluta ma non ha fatto nulla per salvare quel ragazzo”.

Fonte: Repubblica.it

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