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Torino, interrogato Romiti per l’inchiesta sui bilanci Fiat

Cesare Romiti

TORINO. L’amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti è stato interrogato ieri dai magistrati che indagano sui bilanci della Fiat. Un lungo interrogatorio, iniziato alle 9 del mattino, concluso alle 17, che si è tenuto nell’ufficio dei gip. Da una parte del tavolo, Cesare Romiti, che era assistito dall’avvocato Chiusano e dai suoi collaboratori Festa e Zanalda. Dall’altra il procuratore aggiunto Marcello Maddalena, e i sostituti Gian Giacomo Sandrelli, Giancarlo Avenati Bassi, Giuseppe Riccaboni. L’inchiesta è quella nata nel ’93 sulla scia delle indagini del pool milanese di Mani pulite, che aveva fatto emergere le tangenti pagate da alcune società del gruppo Fiat. E i magistrati torinesi vogliono verificare se quei finanziamenti a terzi hanno avuto una ripercussione sul bilancio della società Fiat spa: da qui l’ipotesi d’accusa di falso in bilancio nei confronti dell’amministratore delegato Romiti. Questa indagine deve chiudersi entro il 23 giugno, a due anni dalla sua apertura. Da qui la necessità di sentire Romiti, nonostante lo sciopero degli avvocati ancora in corso. Per la stessa vicenda è stato indagato anche Francesco Paolo Mattioli, responsabile finanziario del gruppo, che sarà interrogato nei prossimi giorni. A fine interrogatorio, Romiti si è concesso una battuta con i cronisti: «Bene, bene, direi che è andato tutto bene. Eravamo proprio tranquilli». E l’avvocato Chiusano ha ribadito: «E’ stato un interrogatorio esauriente. Il dottor Romiti ha fornito tutte le spiegazioni che gli sono state richieste dai pubblici ministeri. Non è emersa alcuna ipotesi nuova rispetto a quanto già noto, e si è trattato quindi di un esame panoramico su tutte le vicende concernenti i bilanci della Fiat Spa». Ma ieri si è parlato anche del secondo troncone d’inchiesta, che ruota attorno alla creazione di voci di spesa, non documentate, iscritte a bilancio come «atti di liberalità verso terzi». I magistrati vogliono accertare la destinazione di quei fondi, e capire la giustificazione reale di quelle somme. Ed è per questo che nelle scorse settimane sono state eseguite alcune perquisizioni negli uffici direzionali di corso Marconi, e in alcune banche torinesi, dove erano stati aperti conti correnti della Fiat. Inoltre è stata interrogata Maria Nicola, ex segretaria dell’amministratore delegato. La donna avrebbe raccontato di aver effettuato versamenti di denaro su quei conti correnti, e le banche avrebbero poi emessi assegni intestati a nomi di fantasia.
Sull’interrogatorio di ieri non è trapelato nulla. Il verbale è stato secretato su sollecitazione della difesa. Una preoccupazione condivisa anche dai magistrati per evitare fughe di notizie. L’avvocato Chiusano ha spiegato comunque che si è trattato di «un interrogatorio ampio, esauriente, di assoluta civiltà e correttezza, come dovrebbero essere sempre gli interrogatori. E ha precisato che l’amministratore delegato Fiat «ha solo l’avviso di reato per l’ipotesi di. falso in bilancio». Anche l’ufficio stampa della Fiat ha confermato che Romiti «è stato ascoltatò in un clima sereno, ed ha fornito tutte le spiegazioni richieste dai magistrati».
Ci sono poi gli episodi di contributi a  esponenti politici torinesi: ma per questi la Procura non ha ancora deciso se ipotizzare nei confronti di Romiti l’accusa di corruzione o o di finanziamento illecito, o di concussione, per cui l’azienda sarebbe stata costretta a pagare. E’ già accaduto nel caso del manager Fisia (gruppo Fiat) Pietro Pomodoro, accusato all’inizio di corruzione, poi ritenuto vittima ·di una concussione. Ma l’avvocato Chiusano spiega che questi episodi «torinesi» non possono essere addebitati a Romiti, indagato solo per falso in bilancio.

Brunella Giovara
Nino Pietropinto

fonte: La Stampa 16 giugno 1995

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